È piuttosto difficile parlare di Midnight in Paris senza fare menzione di alcuni elementi importanti del racconto, perché si finisce per tralasciare uno fra gli aspetti più simpatici e caratteristici dell’ultima opera di Woody Allen. Ancor più fastidioso è essere costretti a farlo oggi, mesi e mesi dopo l’uscita del film in buona parte del mondo civilizzato, perché la distribuzione ha deciso che dalle nostre parti toccava aspettare Natale. Si tratta, però, di elementi che vengono volutamente nascosti anche nel trailer, e che per questo motivo non sarebbe giusto svelare a chi ancora non li conosce.

Diciamo quindi che Midnight in Paris parla di un uomo frustrato dai suoi sogni e dalla loro lontananza dalla vita reale che lo accompagna tutti i giorni. L’uomo in questione è un Owen Wilson che, come al solito, interpreta il classico protagonista à la Woody Allen: indeciso, titubante, complessato, dal cervellotico e dissacrante sarcasmo, oltre che mortalmente innamorato di Parigi. Proprio questo suo amore è fra i principali motivi di contrasto con la futura moglie e lo porta a immergersi nelle atmosfere notturne della capitale francese, vivendo sogni a base di alcol, belle donne, jazz, Marion Cotillard e… quelle cose che non menzioneremo.

Tutto il film ruota attorno alle fantasie notturne di Gil, alla sua ricerca di una vita diversa e alla nostalgia per un’epoca mai vissuta. Ne viene fuori un racconto che per atmosfera, umorismo, colonna sonora, caratterizzazione dei personaggi è pienamente in linea con quel che ci si attende da Allen, ma allo stesso tempo è in grado di stupire e divertire grazie al continuo gioco di riferimenti, ingarbugliate citazioni, scherzi fra passato e futuro dedicati a chi, come Gil, ama alla follia e ricorda gli anni Venti. E insomma, non sarà certo la miglior opera del regista newyorkese, ma Midnight in Paris è comunque una commedia gradevole, affascinante e diretta con la solita grazia.



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Andrea Maderna

Non ha mai capito per quale motivo queste robe si debbano scrivere in terza persona, ma si adegua. Vorrebbe raccontare qualcosa di fico, ma è troppo impegnato a pulire le pisciate che il gatto gli semina per casa. Fate prima a seguirlo su Twitter.

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1 Comment

  1. Anche io l’ho visto tempo fa ma non sono assolutamente d’accordo con questa recensione.
    Il film è di una banalità disarmante.
    Gli incontri sono forzatissimi. Un crogiuolo di attori bravi ma piatti e senza emozioni.
    Il protagonista dev’essere l’unica persona in grado d’incontrare due delle 10 persone persone che conosce PER CASO a Parigi. Ma suvvia.

    Non capisco questo amore per Woody Allen. Il film cade nel dimenticatoio già dopo 20 minuti.

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